VIAGGIO A VENTIMIGLIA, DOVE LA FRONTIERA E’ UN COLABRODO
SETTE VALICHI, IMPOSSIBILE CONTROLLARLI TUTTI 24 ORE SU 24
Ogni giorno, 100 migranti arrivano a Ventimiglia e cercano di superare il confine. Ogni giorno, la Francia ne ricaccia indietro 50. Gli altri ce la fanno. E quelli respinti ci riprovano una, due, dieci volte. E’ una corrente che non si può fermare.
“I gendarmi minacciano, picchiano. Ci buttano giù dai treni in corsa, usano lacrimogeni e ci danno la caccia coi cani. Se fermano qualche minorenne, sui fogli scrivono un’altra data di nascita e lo spintonano oltre frontiera. Ma non importa. Prima o poi, di giorno o la notte, se Dio vuole riusciremo a passare tutti”. Bechir ha 24 anni, è tunisino. Come Brahim Aouissaoui, l’attentatore di Nizza transitato di qui non più tardi di una settimana fa.
Nel giro di pochi chilometri, tra i due Stati ci sono 7 valichi: impossibile controllarli tutti, 24 ore su 24. Ponte San Ludovico a ridosso del mare, Ponte San Luigi sulla collina. Breil e il Col di Tenda nell’entroterra. Ma si può andare da una parte all’altra anche attraverso l’autostrada, la ferrovia. E c’è il sentiero da percorrere a piedi lungo il Passo della Morte, quello che negli anni Trenta è stato usato anche da Sandro Pertini – con centinaia di ebrei italiani – per espatriare: un’ora per salire da Grimaldi Superiore in cima alla Giralda, di notte si vedono solo le luci di Mentone e Montecarlo, poi 20 minuti per scendere, attenzione a non cadere di sotto. Pertini? Bechir non capisce.
Però sa che una settimana fa un ragazzo tunisino è morto nel tratto tra Ventimiglia e Garavan: fulminato dai cavi elettrici mentre sul tetto di un treno cercava di raggiungere la stazione francese di Mentone.
E un altro, originario del Sudan, è scomparso affrontando quel maledetto sentiero che corre sull’orlo di un precipizio di 40 metri. Gli hanno raccontato di Brahim, il giovane che nella basilica di Notre Dame ha ucciso 3 persone. “Un pazzo, come tutti i terroristi. Magari lo avrò anche incrociato l’altra settimana e ci saremo parlati, chissà : come fai a riconoscere un pazzo fra tanti disperati come me?”. Bechir è arrivato a Ventimiglia da un mese, lo hanno respinto già 2 volte. “Alla fine riuscirò a passare. Anche io”. Come Brahim Aouissaoui.
Dall’inizio dell’anno circa 14.000 migranti sono stati cacciati indietro dalla frontiera di Ventimiglia, che con tutte quelle alternative rimane la via più facile per lasciare l’Italia. Il ministero dell’Interno ha fornito le cifre ufficiali fino al 25 settembre, il resto è una stima: 12.039 persone respinte, 1.695 erano regolari in Italia ma non potevano allontanarsi dal nostro territorio. La maggior parte è di origine tunisina (1.508), tra le altre 75 (!) comunità quelle più presenti sono l’afghana (1.253), poi Pakistan (1.092), Marocco (963), Sudan (933), Algeria (928), Nigeria (679). In media, ogni giorno i gendarmi francesi riportano in Italia 50 migranti. In autunno la cifra è salita da 80-120. Lo conferma Jacopo Colomba di WeWorld, onlus presente sul territorio: “Ritornano stanchi, frustrati, disorientati”. Per la disperazione, un giovane afghano si è lanciato da un ponte vicino alla stazione ferroviaria. “Ma continuano ad arrivare altri migranti: un media quotidiana di 100-150”. Colomba racconta di aver incontrato nelle ultime due settimane almeno una decina di tunisini in possesso di un foglio di via, come l’attentatore di Nizza: “Diamo loro delle informazioni di base, spieghiamo che hanno 30 giorni di tempo per impugnare il provvedimento. A patto di restare in Italia. Preferiscono lasciar perdere, e cercare il modo di passare il confine”.
I “passeur” sono di fronte alla stazione ferroviaria di Ventimiglia o sul lungomare, vicino alla Foce del fiume Roia. Quasi sempre stranieri, vivono qui o nella vicina Mentone, sanno bene come funzionano le cose Con 150 euro ti fanno salire a bordo di un qualsiasi Tir posteggiato all’autoporto e all’insaputa dell’autista, forzando il cassone dietro. Il problema è che a volte il camion va in direzione opposta, verso Genova. Con 2-300 euro ti nascondono nel bagagliaio di una macchina e ti portano in Francia. Spesso sono auto rubate, che passata la frontiera in autostrada – prima dei posti di blocco al casello de la Turbie – vengono abbandonate nella prima area di servizio disponibile e i passeggeri si allontanano a piedi, per la campagna intorno. Il treno che viaggia in direzione di Garavan è una soluzione che a volte funziona: ci si nasconde nei bagni (ma la polizia francese spesso li sigilla), tra i passeggeri o sul tetto. Serena Regazzoni, della Caritas, ha l’ufficio proprio accanto alla stazione di Ventimiglia: “Li vedi guardare i treni che passano, la Francia è giusto la fermata dopo. Come se a uno che muore di fame gli metti sotto il naso un banchetto: chi potrebbe resistere?”.
Intanto, a Ponte Sal Ludovico e Ponte San Luigi si formano code chilometriche: circa settemila frontalieri italiani vanno a lavorare in Costa Azzurra o nel Principato di Monaco, però ora che di là hanno dichiarato il lockdown c’è da esibire una autocertificazione. Severissimi, i gendarmi controllano un’auto dopo l’altra. “E danno un’occhiata al bagagliaio”, spiega Roberto Parodi, che rappresenta i frontalieri italiani. “Sono sempre a caccia di migranti, ma è tutto inutile. Perchè alla fine, quei ragazzi riusciranno a passare”.
(da agenzie)
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