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VIAGGIO NEL DISASTRO DELLA SANITA’ CAMPANA

SOLDI AI PRIVATI, TAMPONI NON FATTI E OSPEDALI NUOVI NON UTILIZZATI

Viaggio nella sanità  campana dopo un mese di epidemia da Covid 19. Come la narrazione di Vincenzo De Luca si scontra con la realtà .
Tra meme e video ironici che amplificano il governatore, Fanpage.it è andata a verificare il funzionamento degli ospedali, le analisi dei tamponi, l’utilizzo dei fondi legati alla gestione dell’emergenza, la condizione dei cittadini che aspettano di essere assistiti, gli accordi con la sanità  privata e il numero reale dei posti letto. Un quadro dettagliato di un disastro sanitario raccontato come “un modello di eccellenza nel mondo”
Dal 26 febbraio scorso, quando in Campania c’è stato il primo caso di contagio da Coronavirus, la gestione dell’emergenza ha avuto un solo deus ex machina, il presidente della regione Vincenzo De Luca.
Ha governato la fase di crisi dovuta alla pandemia globale attraverso videomessaggi su facebook, rassicurando e bacchettando. Le sue frasi hanno prodotto meme sui social, parodie, imitazioni, addirittura racconti animati. Dal “lanciafiamme” contro chi esce di casa alla guerra ai riders, dalla maschera “del coniglio Bunny” fino agli attacchi a Conte.
Ma mentre sui social arrivava nelle case dei campani la narrazione deluchiana della gestione dell’emergenza, la realtà  faceva evidenziare una serie impressionante di criticità  del sistema sanitario campano.
Dal raffronto tra la narrazione del governatore e la realtà  che quotidianamente abbiamo raccontato in questo mese e mezzo di emergenza Coronavirus in Campania, nasce questo lavoro di approfondimento
I posti letto ed i numeri che non tornano: dove sono 300 terapie intensive?
E’ l’inizio dell’epidemia quando il governatore nel suo consueto messaggio settimanale senza contraddittorio sulla sua pagina Facebook annuncia: “Abbiamo 322 posti di terapia intensiva in Campania, stiamo lavorando per raddoppiarli, per arrivare a circa 500”. I numeri non possono mai essere approssimativi. Nel piano regionale ospedaliero approvato dalla giunta De Luca nel 2019, e parte integrante della relazione sul piano di rientro del debito sanitario inviava al Ministero della Salute e approvata a dicembre scorso, la Regione Campania comunica di avere negli ospedali pubblici 621 posti di terapia intensiva.   Eppure ad inizio epidemia De Luca comunica che sono 322. Che fine hanno fatto gli altri 300 posti?
“C’è una situazione paradossale nella nostra regione — spiega a Fanpage.it Valeria Ciarambino, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Campania — al Ministero risultano oltre 600 posti di terapia intensiva, ma questo è un dato che non esiste nella realtà  della Campania”.
Per portare la dotazione dei posti letto di terapia intensiva ad un numero che quanto meno si avvicinasse a quello che aveva dichiarato al governo nel piano di organizzazione ospedaliero, De Luca usa i fondi che il governo nazionale mette a disposizione delle regioni per l’emergenza Covid 19.
Il 7 marzo viene varata la spesa di 28 milioni di euro per raddoppiare il numero di posti di terapia intensiva e arrivare a quasi 600, quelli che avrebbero già  dovuto essere a disposizione degli ospedali campani. De Luca attacca frontalmente il governo, ma come chiarisce a Fanpage.it Vito Crimi, vice ministro dell’Interno, la questione è un’altra: “Se io leggo dei dati e c’è scritto che la Campania ha 600 posti di terapia intensiva e vedo che i pazienti ricoverati sono molto di meno, magari destino ad altri le strutture di terapie intensive che arrivano, questi numeri indicati sono pura fantasia, non esistono”.   I
Altri 12 milioni di euro vengono spesi per acquistare 3 ospedali prefabbricati. Il più grande di questi, costato 7,1 milioni di euro, verrà  realizzato nel parcheggio dell’Ospedale del Mare.
In buona sostanza viene costruito un nuovo ospedale nel parcheggio del più nuovo ospedale della Campania costato 400 milioni di euro nel quale, ancora oggi, ci sono due piani con i reparti attrezzatissimi e completamente inutilizzati.
“Il senso dell’acquisto degli ospedali modulati ci è oscuro — spiega a Fanpage.it Marco D’Acunto della Cgil Sanità  Privata della Campania — la Campania è piena di ospedali con reparti chiusi da poter usare, come lo stesso Ospedale del Mare, i cui reparti chiusi potevano essere utilizzati in questa emergenza”.
Come se non bastasse la piena attivazione di queste strutture, che porteranno 120 posti di terapia intensiva, arriverà  alla fine del mese di aprile, quando, secondo le stime indicate dallo stesso presidente della Regione Campania, il picco dell’epidemia sarà  ormai passato
Ospedali cluster del contagio: Boscoreale, Pozzuoli e Ariano Irpino
L’organizzazione della sanità  campana per fronteggiare il Coronavirus si fonda sulla creazione di “Covid Hospital” disseminati in tutta la Regione.
Non si decide di concentrare tutti i pazienti Covid in poche strutture, ma vengono creati diversi ospedali dedicati. Il 26 marzo entra in funzione quello di Boscotrecase che deve servire tutta la Asl Napoli 3.
Dopo appena 6 giorni la Procura della Repubblica di Torre Annunziata apre un’inchiesta. L’ipotesi dei magistrati è che quell’ospedale sia una scatola vuota. Infatti, come raccontano le testimonianze del personale sanitario a Fanpage.it, l’ospedale viene attivato accogliendo i pazienti Covid quando ancora i lavori di riadattamento non sono ultimati.
“Mancano le attrezzature per le terapie intensive, mancano i farmaci, i pazienti sono in degenza in pronto soccorso perchè i lavori nei reparti non sono finiti” raccontava una dottoressa a Fanpage.it. Ma la cosa più grave è che proprio in quell’ospedale, che in soli 3 giorni aveva fatto registrare 5 decessi per Coronavirus, non venivano rispettati i percorsi tra pazienti Covid e non Covid.
“Se io vado in un ospedale e non ho il percorso per il paziente Covid e quello per il paziente non Covid, creo potenziali luoghi di contagio e in questo modo non contengo il virus ma lo dissemino” spiega Di Silverio dell’ANAOO.
Ed è esattamente quello che è successo negli ospedali campani. A Boscotrecase come all’Ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli dove sono state contagiate 23 persone del personale sanitario e 16 pazienti.
Un vero e proprio disastro come ha raccontato uno dei contagiati a Fanpage.it : “Il paziente arriva giù al pronto soccorso ma i percorso giù è completamente sbagliato, perchè i sospetti vengono mischiati già  insieme ai positivi, e questo è molto grave perchè se uno è solo sospetto e viene già  trattato insieme ai positivi al Covid, se non era positivo lo diventa. Il pronto soccorso diventa così un luogo di contagio per chi ci arriva”.
Una situazione simile si è verificata anche ad Ariano Irpino, comune in provincia di Avellino che De Luca ha messo in quarantena dal 15 marzo. “Non puoi isolare e abbandonare al proprio destino quel territorio — spiega a Fanpage.it Stefano Caldoro, ex governatore e attuale consigliere regionale di Forza Italia — perchè così crei il panico. Cosa è successo? Che tutti si sono spaventati e si sono messi in macchina e si sono riversati sul pronto soccorso dell’ospedale Frangipane, e sono arrivati sia i contagiati che i non contagiati, in questo modo con la commistione create in ospedale, il Frangipane è diventato uno dei luoghi di maggiore contagio”.
L’isolamento arriva per decreto, uno degli innumerevoli fatti dal presidente della Regione Campania in questo mese e mezzo, ed arriva all’improvviso senza altre comunicazioni.
“Non puoi impostare l’isolamento in questo modo — sottolinea Caldoro — tu prima devi potenziare l’ospedale, mandare più medici, raddoppiare le ambulanze, questo è stato l’unico caso in Italia e in Europa dove è stato fatto un isolamento senza prima definire queste condizioni”.
Ultimi per tamponi, i laboratori universitari pronti e mai usati
“La questione dei tamponi l’abbiamo posta dal primo momento rilevando la lentezza abnorme con cui venivano fatte le analisi — racconta Valeria Ciarambino.
“La sanità  campana è come una casa bombardata su cui nell’ultimo mese e mezzo si è abbattuto uno tsunami — sottolinea la Ciarambino — negli ultimi 10 anni si sono tagliati ospedali ma anche reparti, sono state bloccate completamente le assunzioni, portando ad un depauperamento significativo dell’offerta sanitaria in Campania”.
Ed infatti De Luca, sul tema, non può che ammettere la criticità  : “Abbiamo una difficoltà  con i tamponi, perchè avevamo un solo laboratorio disponibile, quello del Cotugno” dice in uno dei suoi videomessaggi.
All’inizio del mese di aprile la Regione Campania chiude un accordo con un laboratorio di analisi private per 750 mila euro per processare i tamponi. La Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un fascicolo sull’affidamento. La domanda che ci siamo posti è semplice: possibile che in tutta la Campania non ci fossero altre strutture pubbliche in grado di analizzare gratuitamente i tamponi?
Per analizzare i tamponi sono necessari dei macchinari che si chiamano termociclatori che eseguono un processo che si chiama PCR, reazione a catena della polimierasi, che serve ad estrarre l’RNA per analizzarlo. Quante strutture pubbliche avevano i PCR e potevano analizzare i tamponi gratuitamente? E’ il caso della stazione Anton Dohrn, come spiega Mauro Borra, capo del dipartimento infrastrutture: “Noi siamo perfettamente attrezzati per analizzare i tamponi — spiega a Fanpage.it — ma la Regione Campania non ce lo ha chiesto. Potevano risolvere il problema legato al prelievo del tampone e dirci vi diamo 200 tamponi al giorni e vogliamo che ce li analizzate in 48 ore. Avremmo detto sì lo facciamo”.
Stesso discorso per i laboratori universitari, come quello della facoltà  di farmacia, che è in grado di analizzarli come conferma a Fanpage.it la direttrice Angela Zampella e come il laboratorio della facoltà  di biologia, come ci conferma Ezio Ricca direttore del dipartimento.
Insomma i laboratori non medici erano pronti e disponibili per analizzare i tamponi dei cittadini campani, ed a confermarlo è anche il Ministro dell’Università  Gaetano Manfredi: “Si sarebbero potuti fare anche più test se si fosse scelto di andare anche su laboratori non di area medica”.
Al momento la Regione Campania è ultima nel numero di tamponi fatti in base al numero degli abitanti: su 5.772.625 abitanti, sono stati fatti 39.534 tamponi, pari allo 0,0068% della popolazione. Meglio di noi, non solo Lombardia e Veneto, ma anche Molise, Abruzzo, Calabria e Basilicata che hanno un numero di abitanti enormemente inferiore rispetto alla Campania.
Non ci sono mascherine, protetti con panni swiffer
“Per circa un mese e mezzo abbiamo lavorato senza le protezioni adeguate — sottolinea Pierino Di Silverio di ANAOO Assomed —   ad un certo punto ci arrivano delle mascherine, che non erano mascherine ma erano dei panni swiffer”.
Il caso fu sollevato proprio da Fanpage.it, le mascherine in questione erano dei banali panni antipolvere che furono dati in dotazione a medici e infermieri dell’ospedale San Paolo di Napoli. Proprio il sindacato dei medici, che aveva già  da settimane denunciato l’assenza dei DPI, dispositivi di protezione individuale, per il personale sanitario a contatto con i pazienti malati di Covid 19, solleva la questione.
“In Campania il 12% dei contagiati appartiene al personale sanitario — dice Di Silverio — che è un dato al di sopra della media nazionale”. Nel solo ospedale Cardarelli di Napoli, a marzo si sono registrati 15 contagiati nel personale medico sanitario. E questo prima del disastro di Pozzuoli con il contagio diffuso tra i medici. Ma torniamo alla mascherina “panno swiffer”.
Dopo quasi 15 giorni, De Luca nel suo consueto messaggio del venerdì, da vita ad un vero e proprio show. Mostra la mascherina in questione e dice: “La Protezione civile ci ha dato queste mascherine, ci vuole fantasia a chiamarle mascherine, a meno che non parliamo delle mascherine che i nostri nipoti usano a carnevale, ecco questa sarebbe la maschera di Bunny il coniglietto”.
L’espressione colorita fa il giro del web, meme e video ironici si sprecano sui social. De Luca si era accorto solo dopo 15 giorni che i medici e gli infermieri campani erano protetti dal Coronavirus dalla “mascherina di Bunny”.
Ma cosa accade dopo? A raccontarcelo è sempre Di Silverio: “Dopo 15 giorni il governatore dice che non vanno bene, da quel momento in poi uno si aspetta che le cose cambino, ma dopo una settimana eravamo esattamente nelle stesse condizioni”. Quelli che vengono chiamati “eroi”, gli angeli che salvano vite, ovvero medici e infermieri, in Campania combattono il virus con mascherine inadeguate e scarse protezioni
Il regalo ai privati: pazienti trasferiti nelle cliniche
La Regione Campania ha stipulato un accordo con l’AIOP, l’associazione di categoria della sanità  privata, che prevede l’utilizzo dei posti letto delle strutture ospedaliere private. Nonostante il numero più alto di pazienti ricoverati in terapia intensiva in Campania sia stato di 123 persone, ben presto le cliniche private vedono riempirsi i propri posti letto con pazienti Covid.
L’accordo tra De Luca e i privati prevede un pagamento di 700 euro al giorno per ogni posto di terapia subintensiva e 1200 euro al giorno per ogni posto in terapia intensiva. In buona sostanza non esiste un crisi di posti letto nelle strutture pubbliche, ma nonostante questo i posti letto delle cliniche private si riempiono.
“Abbiamo diversi casi in cui i pazienti ammalati di Covid19 vengono trasferiti da ospedali pubblici alle cliniche private — spiega a Fanpage.it Marco D’Acunto della Cgil Sanità  Privata — e questo avviene in territori che non hanno saturato i posti nelle strutture pubbliche come ad esempio le Asl Napoli 1 e Napoli 2”. E’ il caso ad esempio di Villa dei Fiori ad Acerra, una clinica privata in cui sono ospitati 10 pazienti malati di Coronavirus e tutti e 10 provengono da ospedali pubblici. Simile il caso del Campolongo Hospital di Eboli, clinica privata in cui sono stati ricoverati i pazienti Covid provenienti dall’ospedale di Sala Consilina, comune in provincia di Salerno, che dal 15 marzo è stato posto in quarantena assoluta dal governatore.
“Siamo davanti ad un vero e proprio regalo fatto alle strutture private — sottolinea D’Acunto — e sono soldi, sono tanti soldi”. Sarà  possibile solo tra qualche mese quantificare esattamente quanti soldi sono andati nelle tasche delle cliniche private per gestire l’emergenza Coronavirus, ma senza dubbio stiamo parlando di cifre importanti
“Restate a casa”. Con il rischio di non riceve assistenza
Ne abbiamo raccontate tantissime di storie incredibili in questo mese e mezzo su Fanpage.it. dal caso della donna morta da 24 ore di Coronavirus e del fratello disperato che ha girato un video pubblicato su Facebook per essere sottoposto a tampone; al caso della ragazza rimasta orfana con padre e madre morti di Coronavirus che ci ha spiegato le mille peripezie per sottoporre la madre a tampone combattendo con la negligenza della sanità  campana; fino al caso dell’uomo che ha aspettato per quasi un mese che gli venisse fatto un tampone nonostante la febbre alta ed i sintomi evidenti.
E’ questo lo scenario di un sistema sanitario dove l’assistenza domiciliare è stata depotenziata, dove la rete dell’emergenza-urgenza non era in grado di fronteggiare un’epidemia di questo tipo, basti pensare al fatto che abbiamo 24 ambulanze in meno rispetto al fabbisogno.
“Quello che sta accadendo è che le persone muoiono abbandonate a casa — dice la Ciarambino — dire alle persone che hanno sintomi, che hanno febbre, di restare a casa, non andare in pronto soccorso, non può significare di fatto abbandonare a casa le persone”. E
d è proprio quello che abbiamo documentato in questo pandemia in Campania. Il governatore ha condito i suoi messaggi di intimazioni, di ammonimenti, come se “restare a casa” fosse la sola ed unica cura contro il Coronavirus. Ma per aiutare i cittadini, oltre al sacrosanto e fondamentale rispetto delle regole e delle limitazioni, serve un sistema sanitario capace di curare le persone, dargli assistenza. E non serve il “lanciafiamme”, basterebbe una migliore organizzazione
L’importanza di dire la verità 
La Campania riceve ogni anno circa 10 miliardi di euro per finanziare la sua sanità  dal governo nazionale, ben 9 miliardi in meno della Lombardia.
Dal 2009 è stata commissariata, insieme ad altre 4 regioni, per un eccessivo indebitamento della spesa sanitaria, pari a 2 miliardi di euro. Da allora non si possono fare assunzioni, investimenti e si è operato su una serie di tagli lineari.
“La media nazionale è di 3.7 posti letto ogni mille abitanti — precisa Di Silverio — la Campania viaggiava al di sotto, a 3.2 già  prima del virus. I tagli lineare che ci hanno costretto a fare, ci hanno fatto uscire dal commissariamento per i conti in ordine, ma poi non siamo in grado di garantire i LEA, i livelli essenziali di assistenza, abbiamo una mobilità  passiva, cioè persone che si vanno a curare al Nord, un fenomeno che ci ha fatto perdere più di 300 milioni di euro”.
Eppure Vincenzo De Luca è andato avanti per mesi affermando che: “In poco tempo saremo la migliore sanità  d’Italia e d’Europa, un modello da seguire”. Anche se questa emergenza sembra mostrare altro.
“Se dici che hai la migliore sanità  del mondo, che hai già  risolto tutto tu, non si capisce perchè il governo dovrebbe aiutarti e darti più fondi o più assunzioni — conclude Caldoro — il problema è sempre dire la verità , chi la nasconde e ci racconta una storia che non c’è, che qui va tutto bene, penalizza due volte, perchè nessuno si adopererà  per migliorare le cose e per chiedere più soldi”.

(da Fanpage)

This entry was posted on sabato, Aprile 18th, 2020 at 20:50 and is filed under emergenza. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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