VIGILI DEL FUOCO: “IL CORPO NAZIONALE CADE A PEZZI E SI SPRECANO FONDI PER INFIOCCHETTARE CHI SFILA DAVANTI ALLE PIÙ ALTE CARICHE DELLO STATO”
IL SINDACATO DEI VIGILI DEL FUOCO SI SCAGLIA CONTRO LA DECISIONE DI REALIZZARE DELLE “PATCH” (CIOÈ LE TOPPE), IN OCCASIONE DEL 2 GIUGNO: “È UN IRRISPETTOSO SPRECO DI FONDI. LE SEDI SONO DISTRUTTE E MANCANO I SOLDI PER SISTEMARE I MEZZI. DI UN PATCH NON CI FREGA NULLA SE PER AVERE UN’UNIFORME NUOVA BISOGNA ASPETTARE DUE ANNI”
Nel 2016 erano le divise da Power Rangers, ordinate e poi, fortunatamente, mai indossate. Quest’anno sono delle toppe, almeno due ma forse anche tre, comparse sulle uniformi dei vigili del fuoco che sono stati chiamati a sfilare ai Fori Imperiali in occasione della Festa della Repubblica di oggi.
“Non sono autorizzate dal dipartimento e non ci rappresentano: non le usiamo davvero, sono state acquistate per l’occasione”, denuncia Costantino Saporito, sindacalista del Coordinamento Usb dei Vigili del fuoco e istruttore professionale. In un settore che lamenta carenza di mezzi e di personale – “un corpo nazionale che cade a pezzi” – rincara la dose Saporito – stride ogni anno di più la scelta di infiocchettare i vigili che scendono in parata davanti alle più alte cariche dello Stato. “Le stesse che si scordano di noi e poi ci applaudono durante le tragedie e le catastrofi”, lamenta il sindacalista.
In una delle tre toppe campeggia la scritta “2 giugno” con un tricolore, in un’altra, invece, viene raffigurato il Colosseo, riservata alle divise di chi ha issato la gigante bandiera che oggi avvolge il monumento. “Però quando facciamo un passaggio di qualifica, quando diventiamo caporeparto, ad esempio, i fregi non si trovano mai”, continua Saporito.
“Piuttosto che questa rappresentazione rassicurante e pulita, con mezzi fiammanti e uniformi nuove, sarebbe stato meglio farci sfilare per come siamo davvero: sporchi di polvere, fango e sudore. Così come quando portiamo soccorso alle persone”.
L’iniziativa, riporta il sindacato, sarebbe di un Comandante delle Scuole Centrali Antincendi, che avrebbe acquistato gadget con i fondi dello Stato e che, denunciano, più volte avrebbe facilmente distratto delle cifre per curare l’immagine dei vigili. “Com’è accaduto anche alla cerimonia di giuramento di Giorgia Meloni con il picchetto d’onore, quando si è tentato di rendere militaresco un corpo che non lo è. La Corte dei conti dovrebbe fare un bel controllo”, incitano.
Il problema non starebbe tanto nel costo – probabilmente irrisorio – per la realizzazione delle toppe apposte su una cinquantina di uniformi. Ma in un irrispettoso spreco di fondi, mentre “a livello nazionale le sedi sono distrutte e fatiscenti e mancano i soldi per sistemare i mezzi. Di un patch non ci frega nulla”. Se per avere un’uniforme nuova bisogna aspettare due anni, denunciano, si dovrà attendere il 2036 perché vengano messi a disposizione 80 nuovi mezzi per l’intero territorio nazionale, composto, però, da 110 comandi in tutto. “Oggi al comando di Roma la partenza più importante che abbiamo è stata immatricolata nel ‘97 e ci sono solo due autoscale, una in centrale e una a Ostia”.
(da agenzie)
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