VINCENT DE LUCA, RE DELLA CAMPANIA A VITA
LUI COL CORNO CHE SI FA DA PARTE
Nel giorno in cui il mondo parla della presidenza recidiva di Trump, qui si narra di un esperimento genetico ben più sconvolgente: il sovranista di sinistra che è anche globalista di destra, il comunista reazionario, il bastian-contrario benpensante. Vincenzino De Luca, insomma, il Lavoratore Immane, come egli stesso ha appena avuto l’umiltà di definirsi.
L’unico politico maschio a detestare, ricambiato, sia la donna che guida il governo sia quella che guida l’opposizione. Un po’ Donald e un po’ Biden, ma soprattutto un po’ Fantastichini e un po’ Silvio Orlando, tanto che in «Ferie d’agosto» Virzì non avrebbe saputo in quale delle due villette collocarlo.
Può parlare forbito e poi esplodere in una parola volgare o in una smorfia da macchietta. Può citare Gramsci e subito dopo (o prima) Bugs Bunny. Ma quel che lo rende davvero diverso da tutti gli altri è che non considera il suo attuale incarico un trampolino di lancio. Lui non punta a salire di grado, ad andare altrove. Lui sta bene dove sta. Talmente bene che vorrebbe starci all’infinito.
La sua ambizione non è espandersi nello spazio, ma nel tempo. Non gli interessano Palazzo Chigi, la commissione di Bruxelles, il palazzo di vetro dell’Onu. De Luca vuole solo la Campania. Però la vuole per sempre. E non riesce sinceramente a capacitarsi che qualcuno abbia messo una norma così stupida da impedirglielo. Si considera in carica a vita come un Re, anzi come un Papa. Con una differenza: lui col corno che si dimette.
(da corriere.it)
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