VITALIZIO PER TUTTI: NON BASTAVANO I PARLAMENTARI, ORA ANCHE LIQUIDAZIONE E PENSIONE PER SINDACI E ASSESSORI
LA PROPOSTA TROVA GIA’ D’ACCORDO PD E PDL IN COMMISSIONE LAVORO, UNICO CONTRARIO IL FINIANO MOFFA….SAREBBE UN “PROVVEDIMENTO DI EQUITA'” PER CHI HA FATTO POLITICA PER TUTTA LA VITA: MA QUALCUNO FORSE L’HA OBBLIGATO?…L’ULTIMA FOLLIA DELLA CASTA COSTERA’ 40 MILIONI DI EURO
Pensione di fine carriera non solo per i parlamentari: hanno già predisposto una legge che parte dal Pd ma che ha trovato subito d’accordo il Pdl.
Perchè solo i parlamentari devono godere di un vitalizio?
Perchè un politico la cui carriera non ha bucato il diaframma comunale, deve restare, a fine mandato, senza più un euro in tasca?
Con questa preoccupazione, tre deputati del Partito democratico, Maria Luisa Gnecchi, Oriano Giovannelli e Lucia Condurelli, hanno affrontato la questione della quiescenza dei politici senza altra passione che la politica.
Coloro che, rimanendo esclusi dal consiglio comunale, si troverebbero a spasso, senza un soldo e uno straccio di impiego.
Lo Stato si sostituisce al datore di lavoro nella contribuzione previdenziale del dipendente chiamato a rappresentare i cittadini.
E paga anche le spese forfettarie dei lavoratori autonomi divenuti assessori o sindaci.
Ma chi non ha mai conosciuto un ufficio nè una fabbrica, chi si è solo appassionato di politica, e con la politica ha campato per l’intera vita, come se la cava una volta estromesso ?
Questa preoccupazione ha condotto i tre parlamentari, tutti residenti a nord di Roma (la Gnecchi è di Bolzano, Giovannelli di Urbino, Codurelli di Sondrio) ad avanzare la proposta di legge numero 2875/09.
“Per una ragione di equità “, hanno scritto nell’unico articolo del testo che sta per essere licenziato dalla commissione Lavoro.
Equità e giustizia: dare una pensione al sindaco, all’assessore di un paese, al presidente della comunità montana e anche al presidente della circoscrizione, raggiungerebbe il doppio obiettivo di rendere meno faticoso l’ingresso nella comunità e soprattutto dare ai colleghi che hanno avuto meno fortuna in carriera quel giusto ristoro di tanto sacrificio.
In effetti i parlamentari, con o senza lavoro, godono di un vitalizio, della pensioncina che poi diventa anche robusta, e persino di una buonuscita, quando dovessero dismettere la funzione, per reinventarsi una lavoro.
La buonuscita si chiama infatti “indennità di reinserimento”.
Ma i sindaci? E i piccoli assessori rimasti per la vita intera in un assessorato? Chi ci pensa? Ecco, oggi sappiamo chi.
Anche i politici delle categorie minori, altrimenti senza alcun altra arte, hanno diritto alla pensioncina.
Contribuendo così a dare un senso previdenziale alla teoria dalemiana della superiorità dei professionisti della politica, ancorchè ai rami bassi della carriera.
La proposta ha fatto breccia anche nel cuore del Popolo della libertà . “Se ne può discutere”, ha risposto ai colleghi l’onorevole Pelino.
La Gnecchi, soddisfatta: “Garantisco un atteggiamento costruttivo del Pd”.
Solo Il presidente della commissione, il finiano Silvano Moffa, ha avanzato critiche, chiedendo i costi dell’operazione alla ragioneria generale dello Stato.
I ragionieri hanno fatto i conti, circa quaranta milioni di euro, e hanno avanzato un’obiezione: “forse è un privilegio”.
Obiezione subito accantonata da maggioranza e opposizione: la legge sta per essere messa a punto per essere presentata in Parlamento.
L’ennesima vergogna della Casta italica che da un lato promette tagli, dall’altro aumenta i privilegi dei politici e ne rinpingua il portafoglio.
Se uno ha fatto politica tutta la vita senza mai lavorare avrà anche guadagnato qualcosa: chi gli ha impedito di farsi una pensione privata o di accantonare una sommetta?
E poi: l’ha forse obbligato il medico condotto a dedicarsi alla politica senza mai lavorare?
Non esiste già una pensione sociale per chi non ha reddito?
Che differenza ci sarebbe tra un politico e un normale cittadino?
Se la sinistra pensa di sostituirsi al centrodestra nel governo del Paese proponendo leggine del genere, siamo davvero al detto popolare che “il più sano ha la rogna”.
E dove è finita la vecchia Destra anticasta, moralmente ineccepibile e legalitaria di una volta?
Siamo proprio alla frutta.
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