VOLANO STRACCI DENTRO TELEMELONI: UNIRAI, IL SINDACATO DI DESTRA DI VIALE MAZZINI, È STATO ESCLUSO DAL TAVOLO DELLE TRATTATIVE SUL PREMIO DI RISULTATO. E SI SCAGLIA CONTRO L’AMMINISTRATORE DELEGATO, GIAMPAOLO ROSSI, FEDELISSIMO DI GIORGIA MELONI
IL SEGRETARIO DI UNIRAI, FRANCESCO PALESE, HA SPEDITO UNA DIFFIDA, INDIRIZZATA A ROSSI E AL CAPO DEL PERSONALE, FELICE VENTURA, DENUNCIANDO IL “COMPORTAMENTO ANTISINDACALE” DEI VERTICI
Nato con l’obiettivo di “spezzare le reni” ad Usigrai, la storica organizzazione dei giornalisti del servizio pubblico che, fra viale Mazzini e Saxa Rubra, detiene il monopolio delle relazioni sindacali, il “gemello di destra” Unirai rischia ora di tirare le cuoia.
E a celebrarne le esequie, a poco più di un anno dalla sua presentazione ufficiale – con Bruno Vespa e Francesco Giorgino sul palco, i direttori del Tg1 Gian Marco Chiocci e del Tg2 Antonio Preziosi seduti in platea, accanto ai capi del Daytime Angelo Mellone e degli Approfondimenti Paolo Corsini – è proprio chi allora lo tenne a battesimo: il gotha del potere catodico meloniano.
Il piccolo sindacato fondato il 30 novembre 2023 come gruppo di disturbo ispirato da Fratelli d’Italia, in grado di rompere equilibri ritenuti troppo sbilanciati a sinistra, sia stato tenuto fuori dal tavolo delle trattative sul premio di risultato ed è perciò entrato in rotta di collisione con l’amministratore delegato Giampaolo Rossi, fedelissimo della presidente del Consiglio. Nonostante il protocollo d’intesa siglato ad aprile, Unirai non è stato riconosciuto dall’azienda come soggetto titolato a rappresentare le istanze dei propri iscritti. Un’onta che il segretario, Francesco Palese, ha deciso di lavare con uno scambio di lettere durissime: preludio di una guerra legale senza precedenti.
La prima diffida, indirizzata a Rossi e per conoscenza a una serie di dirigenti tra cui il capo del personale Felice Ventura, è partita il 9 dicembre. L’ultima, ieri pomeriggio. Nella quale, senza girarci intorno, il segretario di Unirai denuncia il “comportamento antisindacale” dei vertici.ù
“Oltre ad essere stati esclusi in maniera illegittima dalle trattative”, scrive, “siamo stati anche tenuti totalmente all’oscuro sui contenuti dell’accordo sul premio di risultato sottoscritto nei giorni scorsi (che ignoriamo ancora oggi, dopo la firma!) nonostante le nostre richieste, le pec, le diffide”
Non si capacita, Palese, del fatto che sia stata del tutto disconosciuto “il protocollo di relazioni industriali e sindacali siglato lo scorso 19 aprile”, in base al quale “la nostra organizzazione sindacale deve avere almeno la dignità di essere informata e consultata sulle questioni di interesse generale”, mentre “è sistematicamente tagliata fuori. Le ricordo ancora una volta”, protesta, “che i nostri iscritti non sono giornalisti di serie B”.
“Molto correttamente dovrei invitarli a citofonare al sindacato che detiene ancora il monopolio assoluto e incontrastato dentro questa azienda”. Una stoccata ai rivali “di sinistra”, ma soprattutto a chi li aveva illusi di poterli svuotare, grazie all’aiuto dall’alto.
Sempre quel benedetto protocollo che doveva aprire le porte del cielo Rai all’alternativa “in tutti questi mesi è stato totalmente disatteso anche nell’articolo 3, in quanto gli “incontri periodici regolari su tematiche generali e/o su situazioni individuali” sono stati pari a ZERO”, digitato così, a caratteri cubitali.
E dunque, come quegli amanti delusi che non riescono a farsene una ragione, Palese minaccia ora le maniere forti: “Siamo decisamente in presenza di una condotta antisindacale, per questo procederemo con la tutela dei diritti e della dignità dei nostri iscritti nelle sedi competenti”. Fine di un amore. E forse, anche, del sindacato di destra in Rai.
(da agenzie)
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